Il Garage, il bruco e la bussola

 

Riccardo Manzotti, Tim Parks

Per diventare farfalla il bruco deve cessare di essere bruco. Il nuovo non è compreso nel passato, con buona pace di eruditi e nostalgici. Le vecchie bussole non indicano più la via, perché i punti cardinali non sono più quelli a noi familiari. Le costellazioni sono cambiate e il cielo, lungi dall’essere l’immutabile e rassicurante orizzonte platonico è solo la proiezione dei nostri desideri, strumenti e paure. Niente invecchia più rapidamente della nostra immaginazione. La realtà scorre sotto i nostri piedi più rapidamente dei pensieri nella nostra mente.

La creatività (e ognuno di noi deve creare se stesso se vuole essere qualcuno) è qualcosa di miracoloso. Non è l’omuncolo che secondo i fisiologi medievali già esisteva nello sperma e deve completare un progetto già scritto; non è lo svolgimento di una trama già decisa, ma è una pagina bianca. Per nascere, il nuovo, che è scintilla fragilissima, ha bisogno di uno spazio vuoto.

Nella nostra società questo luogo ha trovato una sua metafora naturale: il garage, non-luogo esistenziale e sociale di passaggio tra adolescenza e maturità. Il garage ha rappresentato per molte generazioni lo spazio libero, svincolato da condizionamenti sociali e produttivi e, quindi, ghiandola pineale tra il possibile e il reale.

Il garage, in fondo, è una metafora del ventre materno. È il bozzolo protetto dal quale si spera possa nascere qualcosa di nuovo e di felice. Il garage ha funzionato come metafora proprio perché rappresenta uno spazio economicamente insignificante, un guscio di noce che non suscita l’attenzione e dunque il controllo del sistema. Ma anche un prolungamento del periodo adolescenziale, dove tra memorabilia del periodo di formazione, tra motociclette smontate e assi da surf, tra bottiglie di birra e sacchi a pelo, la responsabilità del quotidiano non ha ancora allungato le sue grinfie di acciaio.

Perché il garage funziona? perché il garage non è né salotto, luogo del narcisismo, né cucina, luogo dell’edonismo, né camera da letto, luogo del sentimento. Il garage è il luogo dell’invenzione. Dal garage si esce, ma quando vi si sta, richiede l’invenzione di un fine ancora ignoto. Il garage è uno spazio vuoto, ma aperto sul mondo ed è in questa assenza di certezze che il futuro può trovare il momento per crescere.

Nell’immaginario collettivo, il garage è il pentagramma mistico dove l’adolescente americano può evocare e scatenare il potere infinito del possibile. Il garage rappresenta il disco di Petri dove un nuovo DNA, frutto del caso e dell’errore, genererà un futuro inimmaginabile. Il nuovo è quasi sempre un errore, se visto dal punto di vista del passato. È una deformazione prospettica quella che ci fa vedere il percorso del pensiero umano come una crescita lineare. Ma non è così! ogni innovazione è una rivoluzione, cioè una rottura. Come scrisse Thomas Khun, la scienza è una serie di rivoluzioni! Gli scienziati che vedono oltre, spesso ignorano parte del passato. Se sapessero tutto, ne resterebbero schiacciati. Il nobel Richard Thaler è stato avversato per anni dalle scuole di economia. Alfred Wegener morì cercando prove per la sua teoria nella fredda Groenlandia. Ludwig Boltzmann si suicidò per la totale dei suoi contemporanei. Galileo stesso si disperava per l’opposizione dei suoi colleghi. E così via.

Ed è proprio per questo che il garage, in quanto spazio libero, consente l’errore. Anzi, lo cerca. Come nella selezione naturale, il motore dell’innovazione non è la programmazione accurata, frutto di scelte passate, ma l’errore, l’esplorazione libera, il gioco, la serendipità. Se Colombo non avesse fatto suo l’errore di Paolo del Pozzo, non sarebbe mai arrivato in America. Se Marconi non avesse avuto idee errate sulla propagazione delle onde elettromagnetiche, non avrebbe mai costruito la radio. Nel garage, l’errore creativo è non solo tollerato, ma incoraggiato.

E, infine, il garage è luogo di incontro, informale e nudo. Nel garage non contano i titoli sociali, si cerca il contatto umano e sincero, la stretta di mano sporca di grasso, si beve a collo dalla stessa bottiglia, si collabora insieme a un progetto comune nel quale però, ognuno è libero di essere qualcosa di nuovo, rottura con il passato e con l’esistente, promessa di futuro. Nel garage non si usano bussole vecchie. Si costruiscono nuove bussole e con esse nuovi orizzonti.

via Neve 13, Agrigento
EC ph
2018